Come abbiamo detto, la nostra Azienda si sviluppa sulle colline di San Lorenzo in Collina in una zona di calanchi. Fra i morbidi paesaggi collinari che caratterizzano le valli del Samoggia e del Lavino, emergono i calanchi che costituiscono senz’altro la più spettacolare e frequente morfologia del territorio. Esclusivo degli affioramenti argillosi, il calanco è in genere presente lungo i versanti più caldi e con stratificazioni a reggipoggio. Questi, durante i periodi più piovosi, sono sottoposti alla continua azione dilavante delle acque ed ad una forte imbibizione del suolo, mentre nei momenti siccitosi si sviluppa un diffuso crepacciamento superficiale. L’erosione provocata dalla combinazione di questi fattori modella quindi i versanti, sino a far loro assumere forme scoscese ed aspre, sempre in continuo mutamento: questo è il calanco.
Questo ambiente costituisce una sfida continua per la vegetazione che lo popola. Non solo deve possedere doti specialiste per resistere ai severi paramenti ecologici di questo habitat, ma deve sapersi adattare alla continua precarietà dovuta al dinamismo morfologico causato dai processi erosivi sempre in agguato. I calanchi rappresentano anche il paradiso dei mineralogisti dilettanti e, in particolare, degli appassionati dei fossili. Le argille, qui messe a nudo e continuamente dilavate dalle acque superficiali, forniscono spesso sorprendenti materiali: minerali rari e affascinanti cristalli, formazioni stravaganti come le septarie e, sulle argille azzurre e grigie recenti, numerosi reperti fossili di ambiente marino. Nei calanchi di San Lorenzo in Collina è stato ritrovato lo scheletro di una balena ora conservato presso il Museo di Geologia e Paleontologia G. Cappellini a Bologna in Via Zamboni 63.
L’edificio è il risultato di molte ristrutturazioni che si sono succedute nel tempo a seguito di catastrofi naturali e belliche. In particolare la chiesa venne pesantemente danneggiata nella prima metà del ‘400 durante il confronto militare, che oppose i bolognesi ai milanesi di Filippo Maria Visconti, per il controllo del vicino Castello di Capramozza. Oggi di questo castello rimane solo la memoria in un’immagine duecentesca della Madonna, detta appunto di Capramozza o del Castello, esposta, per gentile concessione del proprietario. All’interno della Chiesa di particolare interesse possiamo citare gli stucchi e i dipinti dell’altare maggiore settecentesco, fra i quali quelli dei Santi Lorenzo e Stefano, rappresentanti della tarda espressione della cultura manieristica bolognese colta nella fase del trapasso tra la scuola di Prospero Fontana e l’accademia dei Carracci. Ancora degna di nota, una Madonna del Rosario, statua in cartapesta di Angelo Piò, e un cortile interno a loggia del quattrocento con colonne ottagonali in cotto.